lunedì 10 ottobre 2005

MAGDI ALLAM - Quei soldi pubblici agli Integralisti

Posted on 8:07 PM by DF


Dal Corriere della Sera del 26 luglio 2005

Chiariamo subito: ben vengano le moschee quali luoghi di culto. Ma il problema si pone quando rischiano di trasformarsi in centri di indottrinamento all’integralismo islamico, se non veri e propri covi di arruolamento di terroristi. Ebbene, sapete da chi sarebbero controllate le moschee di Napoli e Firenze qualora fossero realizzate? Dall’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), affiliata ai Fratelli Musulmani, un movimento integralista fuorilegge nella maggior parte dei Paesi musulmani. E visto che queste moschee verrebbero finanziate con il denaro pubblico, non è il caso di domandarsi se non esistano altre priorità in cui investire per agevolare una costruttiva integrazione dei musulmani?
Il caso della moschea di Napoli si arenò in Parlamento per l’opposizione della Lega e le riserve della Casa delle libertà al finanziamento pubblico, oltre due miliardi di lire, deciso dal presidente della Regione Antonio Bassolino. L’onorevole Antonio Soda, dei Ds, denunciò la «cultura dell’intolleranza». Passò invece del tutto inosservato il fatto che un’istituzione dello Stato avesse deciso di costruire e consegnare la moschea non a una rappresentanza qualificata e possibilmente eletta dei musulmani partenopei, ancor meglio se cittadini italiani, bensì ai consoli dei Paesi arabi e ad alcuni imam stranieri auto-eletti legati all’Ucoii. Il convincimento, legato allo stereotipo del tutto visionario secondo cui l’homo islamicus non avrebbe altra aspirazione che pregare dalla mattina alla sera, sembra aver ispirato il capogruppo dei Ds a Firenze Ugo Caffaz, di fede ebraica, che ha annunciato l’iniziativa di una grande moschea destinata ai «fratelli islamici».
I consiglieri verdi Varrasi e Valentino hanno sostenuto che «la religione, la conoscenza e la bellezza estetica sono gli antidoti più potenti contro la violenza». Peccato che l’Arabia Saudita con le sue 45 mila moschee e l’Egitto con le sue 90 mila moschee si siano rivelati terreni fertili del terrorismo islamico. La verità è che, a differenza di quanto asserito ieri da Paolo Portoghesi sul Corriere, non è affatto automatico che il luogo di culto si traduca in una cultura della pace. La verità, ahimè amara, è che se anche non tutte le moschee sono integraliste o terroriste, tutti i terroristi sono diventati tali attraverso la moschea. Una verità che dovrebbe tener presente anche Paolo Brogioni, sindaco di Colle Val d’Elsa (Siena), che si appresta a costruire una moschea che rischia di finire sotto il controllo dell’Ucoii.
Ieri Osvaldo Napoli, di Forza Italia, ha invocato la richiesta di un «certificato antiterrorismo» ai gestori delle moschee. Certamente servono imam compatibili al cento per cento con le nostre leggi e con i valori della nostra società. Prima delle moschee pensiamo a formare gli imam. Prima degli imam pensiamo a integrare i musulmani. Che hanno né più né meno le stesse priorità di tutte le altre persone umane.

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