venerdì 18 luglio 2008
Attento Carroccio. Sul federalismo contano solo i fatti
Posted on 8:35 AM by DF
Il presidente degli imprenditori padovani invoca riforme serie o “la nostra sarà secessione di fatto”. Sulla stessa considerazione Riccardo Illy ha addirittura scritto un libro titolandolo “Così perdiamo il Nord”, tanto per farlo capire anche a quelli che dei libri si fermano ai titoli. Qualcuno - per tranquillizzarsi - fa finta di credere che il soggetto della frase sia la sinistra, riducendo il tutto alla facile profezia di una batosta elettorale puntualmente arrivata. Analogo è il ragionamento di Marco Alfieri che quasi si rifugia dietro a un mantra antropologico: “Nord terra ostile”. A sinistra è tutto un nebbiogeno federalista: il Pd piemontese manda in giro un volantino, rigorosamente verde, pieno di lamentele per come il governo tratta il Nord. Ancora il Nord! I governatori delle maggiori regioni padane giocano a scavalchino per farsi vedere il più federalista di tutti. É un coro bypartisan che invoca autonomia e minaccia sfracelli: non nel senso che li faranno loro, ma che succederanno se non verranno ascoltati. Non chiedono di aprire le celle ma di metterci dentro una televisione più grossa per tenere buoni i galeotti.
É un cicaleccio di federalismo, autonomia, Statuti speciali: sembra di essere al compianto Parlamento di Mantova. La sola che non partecipa al festival è proprio la Lega, che invece dovrebbe dirigere il coro. Per serietà? No, per astinenza da idee.
Cacciato tanto tempo fa Miglio e messi all’indice i suoi libri, disdetto anche l’abbonamento ai Quaderni Padani, a via Bellerio, stipata di delfini, non sanno che pesci prendere.
Si rendono perfettamente conto che questa volta si deve portare a casa qualcosa di concreto, non solo incarichi, belle parole e cadreghe. Ma cosa?
La base incalza e vuole risultati: in 20 anni di slogan e mobilitazioni non si è acchiappato nulla, nisba, nagòtt. Anzi ha dovuto digerire diluvi di rigurgiti patriottici, leggi sul tricolore, rifinanziamenti a Roma capitale, l’interesse nazionale, la rumenta napoletana, i fatti propri del Berlusca, la solidarietà agli strolighi, il “contrordine compagni” sull’Europa dei burocrati e adesso - sembra - anche il ritorno dell’immunità parlamentare.
I militanti sono nervosi. Come se non bastasse, ci sono le punture di zanzara dei cuginetti concorrenti: il PNE, che ha fatto passare nel Consiglio regionale la mozione sull’autonomia veneta, Lombardia Autonoma che al Consiglio provinciale di Sondrio si è vista respingere una identica proposta proprio dalla maggioranza leghista con la motivazione che avrebbe spaccato l’unità nazionale. Roba che qualche anno fa li avrebbero espulsi caricandoli di sterco.
I militanti sono sempre più nervosi. Gli si dice che devono digerire tutto in cambio del federalismo fiscale, vera araba fenice. La riforma è lontana. In una delle intercettazioni pubblicate, Berlusconi con la sua abituale franchezza associa al federalismo l’organo genitale maschile. Non quello femminile, che avrebbe rovesciato il significato del giudizio e giustificato l’aggettivo hard della telefonata. Di federalismo tutti parlano ma nessuno – dirigenza leghista compresa – vuole davvero affrontare lo scabroso argomento: una riforma vera e non di facciata farebbe saltare gli ambigui equilibrismi su cui si basa l’assetto dello Stato e costringerebbe un sacco di furbastri che “vivono di Italia” a cercarsi finalmente un lavoro. Farebbe il bene di tutta la penisola ma non il loro: per questo non si farà mai.
Il tempo passa e la base leghista vuole vedere qualcosa di federalista, vuole “sentirsi dire qualcosa di leghista”. Sono anni che non sente più niente di leghista. È stanca di slogan e di promesse. Vuole fatti. Per oggi magari qualcuno se ne resta tranquillo per la vittoria della nazionale padana in Lapponia. Ma domani?
Gilberto Oneto
Tratto da Libero
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