venerdì 21 dicembre 2007

La risposta della Presidente Mercedes Bresso

Qualche giorno fa, alla lettera inviata sia a Claudio Burlando che a Mercedes Bresso, è stata data risposta proprio dalla Presidente della Regione Piemonte:

Egr. Sig. Danilo Formica,
desidero ringraziare Lei e tutta l'Associazione Obiettivo Nord Ovest per l'interesse dimostrato nei confronti del progetto intrapreso dalle Giunte regionali di Piemonte e Liguria di collaborazione e di integrazione reciproca in quegli ambiti politici che vedono i due territori marciare secondo gli stessi ideali e interessi. Al contempo si sta valutando, grazie all'apporto di importanti costituzionalisti, quali vie seguire per dare maggiore autonomia alle due Regioni. Con la Regione Liguria stiamo andando avanti cercando appunto di sviluppare più percorsi di collaborazione e, sono sicura, i risultati che ne verranno fuori saranno buoni, ma non possono, nè devono, essere affrettati. E' bene tuttavia ricordare che, anche con maggiori condizioni di autonomia regionale, non potremmo avere certo le stesse risorse delle Regioni a statuto autonomo. Ho avuto modo di visitare il Vostro sito web (www.obiettivonordovest.org) e di partecipare all'interessante sondaggio; i più vivi complimenti! I miei migliori saluti e Auguri sinceri di Buone Feste,
Mercedes Bresso

mercoledì 12 dicembre 2007

Lettera aperta al Presidente della Regione Liguria


Egregio Presidente Claudio Burlando,

da qualche mese Lei e la Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso state promuovendo accordi interregionali volti alla cooperazione tra territori complementari ed a una maggiore autonomia.

Mercedes Bresso ha precisato, inoltre, come lo scopo di entrambe le Giunte sia quello di arrivare, per le nostre regioni, ad una forma di autonomia simile a quella sud tirolese. In questi mesi avete siglato accordi in materia di sanità e promozione turistica, ma difficilmente il cittadino si è reso conto delle potenzialità del vostro progetto.

E’ di questi giorni la notizia che, con la nuova finanziaria, saranno stanziati trenta milioni di euro per finanziare quei comuni che avevano chiesto il passaggio da una regione a statuto ordinario ad una a statuto speciale (come Cortina D’Ampezzo in Veneto); sempre di questi giorni è la notizia che in Trentino l’ICI scomparirà definitivamente dal 2008. Spesso, a queste notizie non viene attribuita l’importanza che meritano e non arrivano ai cittadini.

E’ certamente utile proporre reciproci accordi sulla promozione di prodotti tipici locali a Savona o a Torino, ma è sicuramente più importante affrontare tematiche concrete per spiegare al cittadino quanto, in termini economici, rimarrebbe sul nostro territorio e quanto si risparmierebbe ogni anno. Basti pensare che oggi Bolzano amministra circa 4 miliardi di euro (la Provincia di Roma solo 800 milioni) dovuto anche al fatto che il 90 % dell’Irpef ed il 40 % dell’Iva ritorna nelle casse delle due Province Autonome.

Auspico quindi un maggiore coinvolgimento dei cittadini ed una maggiore concretezza politica. Se dal 2008 l’Ici non esisterà più per i cittadini trentini, quando diventerà una realtà anche per i liguri? Quando potremmo trattenere anche noi il 90 % dell’Irpef? Perché Cortina deve ricevere fondi per non “scappare” in Trentino e noi no? Dobbiamo forse promuovere un referendum di annessione alla Regione Autonoma della Sardegna?

Danilo Formica

Free Tibet

Domani sera, 13 dicembre, dalle ore 21.20 la Web Tv di Obiettivo Nord Ovest propone una serata sul tema "Tibet Libero". Dopo la visita del Dalai Lama a Milano nei giorni scorsi, riteniamo doveroso contribuire anche noi, per il poco che possiamo fare, all'azione di sensibilizzazione finalizzata al riconoscimento di una vera autonomia e dei diritti umani al popolo tibetano.
Free Tibet:
Giovedì 13 dicembre alle 21.20 su http://www.obiettivonordovest.blogspot.com/

giovedì 6 dicembre 2007

buoni propositi, ora però vogliamo i fatti


Mi trovo in totale sintonia con le parole espresse dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Durante l'incontro con la comunità economica, a Milano, il Presidente Napolitano ha sottolineato come sia un dovere attuare il titolo V della Costituzione. Auspico, però, che tali parole trovino la giusta concretezza nella realtà; troppe volte si è sentito parlare di federalismo in modo distorto e strumentale. Per me, attuare il federalismo significa lasciare le risorse sul territorio che le ha generate, rendere responsabili gli enti più vicini al cittadino e garantire maggiore trasparenza su come vengono investiti ed utilizzati i soldi pubblici.
Sono favorevole all'attuazione del federalismo fiscale senza prescindere da un federalismo politico: non esiste, infatti, realtà dove si sia realizzato un federalismo fiscale senza prima aver attuato un’opera di grande decentramento di competenze, anche legislative, agli enti locali. Infine, dal momento che lo stesso Presidente della Repubblica invita ad attuare quel poco di federalismo che già esiste in Costituzione oggi, invito il Presidente della Regione Liguria a fare pressione presso gli organi competenti e chiedo altresì a che punto sia l'iter, proposto quest'estate, per la creazione di una macro regione a statuto speciale sul modello sud tirolese. Infatti, dopo gli annunci di luglio, sono mesi che non si sente parlare di autonomia. Valuto essenziale portare avanti questo progetto per garantire una nuova forma di sviluppo alla nostra regione e per potersi esprimere su scenari politico – economici, autonomamente, a livelli internazionali.

martedì 27 novembre 2007

Tavola rotonda sull'Europa


Sabato 1 dicembre, in occasione del centenario di Altiero Spinelli, presso la Sala Commissioni di Palazzo Marino, Piazza Scala 2, Milano, si terrà un convegno dal titolo: "Dal manifesto di Ventotene agli Stati Uniti d'Europa". L'apertura dei lavori, alle ore 9.30, sarà seguita da una tavola rotonda prevista per le ore 10.30 nella quale si discuterà del "ruolo dell'Italia e dei Paesi fondatori nella battaglia per l'Europa. Interverrà anche Giancarlo Pagliarini che, in chiave federalista, affronterà il tema della "Europa delle Regioni".

venerdì 23 novembre 2007

Federalismo portuale


Il federalismo portuale, tanto atteso dai liguri, ha fatto, in questi giorni, importanti passi in avanti, grazie anche al lavoro del Presidente della Regione Burlando, che, con coraggio, ha promosso e sostenuto il progetto a Roma. Non bisogna, però, cantare vittoria troppo presto, in quanto non è stata ancora resa nota quale sia la somma che rimarrà sul territorio e quale confluirà nelle casse di Roma. In questo senso occorre un cambiamento sostanziale!

Due considerazioni:
a) tra 2005 e 2006 il porto di Genova ha perso il suo storico primato nel Mediterraneo a favore di Barcellona e Valencia;
b) a fronte di 0,64 euro di "diritti portuali" per tonnellata movimentata a Rotterdam, 0,78 a Valencia, 0,89 a Marsiglia e 1,05 a Barcellona, ai porti liguri restano solamente 0,18 euro.

Analizzando questi dati si evince che pochi centesimi in più trattenuti sul nostro territorio non sarebbero sufficienti a rendere i nostri porti competitivi con il resto d'Europa ed un provvedimento poco risolutivo si trasformerebbe in semplice propaganda politica. Riteniamo, inoltre, un grosso errore, l'intenzione del Presidente dell'Authority di Savona di creare un solo comprensorio portuale tra Genova e Savona, in quanto un "cartello" porterebbe soltanto all'immobilismo e all'inefficienza.

Al contrario, una volta ottenuta l'autonomia finanziaria, la concorrenza tra i porti liguri favorirebbe la "gara" all'offerta dei maggiori servizi ed ai prezzi minori, si investirebbe il capitale per migliorare le infrastrutture e si acquisirebbe maggiore competitività sul mercato portuale europeo. Per di più, con un'unica authority, si correrebbe il rischio di indirizzare tutte le risorse verso un unico territorio, a svantaggio di un'altro. Prendiamo esempio dalla vicina Svizzera e trasferiamo, al nostro sistema portuale, il "federalismo fiscale competitivo" che applicano i cantoni elvetici. Autonomia e concorrenza sono le ricette per rilanciare la nostra economia.

martedì 20 novembre 2007

L’esportazione dell’esperimento referendario della Valle d’Aosta


Si parla spesso di rafforzare i poteri del “premier”. Ma poco o nulla di potenziare gli strumenti utili per una sovranità davvero popolare. Non tutti sanno che domenica scorsa, nonostante il silenzio della maggior parte dei mass media, è stata una giornata importante per la nostra democrazia. Per la prima volta in Italia è stata sperimentata la democrazia diretta di tipo propositivo: tramite referendum i cittadini possono esprimersi su varie proposte, se le approvano queste diventano effettivamente legge.

Nel nostro ordinamento questo tipo di referendum non è previsto; è stato introdotto da qualche anno solo in Valle d’Aosta, dove si è tenuta la prima “sperimentazione” referendaria. Purtroppo i cittadini, anche su suggerimento dei principali partiti locali, non sono andati a votare, non raggiungendo il 45% necessario per la validità della consultazione. Penso sia importantissimo ora portare questa “opportunità” anche al di là dei confini della Valle d’Aosta. Solo con l’introduzione di strumenti di democrazia diretta il cittadino potrà eliminare la “Casta” e tenere realmente sotto controllo i propri amministratori. Basti pensare che uno dei quesiti referendari valdostani su cui i cittadini dovevano esprimersi riguardava la realizzazione di un ospedale unico: situazione che qui da noi è stata portata avanti, dai nostri amministratori, senza chiedere alcuna opinione ai cittadini.

Se oggi ci fosse un referendum propositivo qui in Liguria, il cittadino potrebbe decidere, ed eventualmente bloccare, progetti come il porto della Margonara e il porto container a Vado. Purtroppo invece tutto questo qui da noi è fantascienza ed il cittadino viene interpellato solamente ogni 5 anni per scegliere se è meglio un simbolo che un altro. Ma realmente poi in quei 5 anni che poteri ha di controllo su quei amministratori che ha fatto eleggere? Con il referendum propositivo il cittadino potrebbe sostituirsi al legislatore, ma soprattutto dare un segnale chiaro alla politica «O ci fate le leggi che ci servono, o ce le facciamo noi!» .

giovedì 15 novembre 2007

I Liguri


In questa cartina riferita alla Gallia Cisalpina del 200 A.C. si riconoscono molto bene le realtà etnolinguistiche che oggi costituiscono le radici etniche e genetiche principali dei Popoli Padano Alpini: in verde chiaro, i popoli Celti: Insubri, Cenomani, Orobi, Boi, Lingoni, Senoni, ecc; In Verde scuro, in alto a destra, i Veneti, popolo non celtico proveniente molto probabilmente dai Balcani (altri parlano dell'attuale Boemia, culla dei "Vendi", o "Venedi", antico popolo secondo alcuni germanico, secondo altri slavo), ma in parte culturalmente "celtizzato" (come dimostrano molte scoperte archeologiche in Veneto); In Arancione i Liguri, con i popoli appennini: Taurini, Statielli, Apuani, ecc, tutti popoli pre-indoeuropei di stirpe antichissima e parente stretta degli attuali Baschi; In Verde scuro, sotto la linea Gotica, gli Etruschi. Da notare che nella cartina, il confine settentrionale dell'Italia corisponde proprio allo spartiacque dell'Appennino tosco-emiliano, (in rosso nella cartina). Conquistati da Roma, questi popoli subirono solo in piccola parte la romanizzazione etnica, ma linguisticamente si assimilarono al latino, che unifico' nella parlata queste genti che appartenevano a radici etnolinguistiche differenti tra loro (come già detto, Liguri e Apuani non erano indoeuropei, come invece i vicini Galli Cisalpini). Tuttavia, le radici linguistiche di questi popoli rimasero, in particolare le radici linguistiche celtiche, che assimilandosi al latino volgare parlato dalla popolazione diede origine appunto alle lingue galloromanze parlate oggi in Padania. Non rimane traccia della lingua degli antichi liguri e degli apuani, che finirono per assimilarsi linguisticamente ai galloromanzi; analogamente fecero i Veneti, i quali mantennero pero' una lingua propria distinta, sempre pero' nell'ambito gallo-romanzo.

mercoledì 14 novembre 2007

La questione del federalismo


di Gilberto Oneto

Poche altre idee come quella federalista sono state svillaneggiate e distorte. Dodici anni fa Marco Bassani, William Stewart e Alessandro Vitale hanno trovato e catalogato 407 tipi e versioni di federalismo nel panorama culturale e storico mondiale. Negli ultimissimi tempi l’italica inventiva ha allungato a dismisura l’elenco: sono comparse perle come il “federalismo solidale” o un improbabile “federalismo imperiale” attribuito niente di meno che a Julius Evola. Il federalismo è diventato una coperta di ogni colore, estendibile a piacere come le gambe di Tiramolla per coprire qualunque cosa. Così tutto è federalismo (anche il contrario del federalismo) in questo straordinario Bel Paese in cui mafiosi siedono in Commissioni anti-mafia, i processi si tengono sui rotocalchi e i “buoni” sono sempre più spesso i cattivi. Qui tutti sono federalisti, anche Gianfranco Fini e Agazio Loiero in un perpetuo carnevale in cui si rovesciano ruoli e valori. Si dirà che tutto questo fa parte di una antica italica vocazione alla non serietà, al trasformismo, alla recita a soggetto, alla sceneggiata partenopea, al “Franza o Spagna purchè se magna” applicato alle architetture istituzionali, all’istinto di sopravvivenza di una casta di parassiti che si adatta a tutte le variazioni climatiche pur di restare aggrappata al suo posto. In larga parte è così ma c’è di peggio. C’è anche il lucido disegno di dipingere il federalismo per quello che non è, ovvero di chiamare federalismo delle schifezze che ne sono spesso l’esatto opposto.


Quello di descrivere l’avversario in negativo attribuendogli le peggiori nefandezze è un gioco cui si dilettano da sempre i potenti, lo ha fatto Nerone con i cristiani, Hitler con gli ebrei; c’è chi si è travestito da pellerossa o da bombarolo sudtirolese per far cadere sull’avversario turpi responsabilità. Oggi la gente chiede federalismo: cosa c’è di meglio che dare loro la peggiore pattumiera chiamandola federalismo? È ovvio che la gente riterrà il federalismo nocivo e lo rifiuterà. Sono diabolici: hanno fatto le Regioni come fotocopie dei vizi dello Stato centrale e hanno fregato i regionalisti, si sono inventati l’ICI e cento altre gabelle locali (in aggiunta e non in sostituzione di quelle centrali) per “sistemare” chi chiedeva autonomia impositiva, hanno moltiplicato i centri di potere e di spesa (comprensori, province, comunità montane, città metropolitane e altro ciarpame) per inchiappettare chi chiedeva autonomie. Ovvero: volevate il federalismo? Adesso ve lo grattate! Perchè – ci raccontano – il federalismo non è più libertà e meno tasse ma l’esatto opposto. Alla faccia di Jefferson, Cattaneo e Miglio. Che questo giochino lo facciano legioni di trafficoni e di politicanti è umanamente capibile ma che ci si mettano anche persone intelligenti e colte come Giovanni Sartori sulla prima pagina del “Corriere” è molto più preoccupante. Uno come lui non può non sapere che il federalismo vero è un’altra cosa, che non è il pascolo della casta ma la sua fine. Non può non sapere che i più bassi livelli di tassazione e i più alti livelli di efficienza amministrativa, di autonomia e di libertà si trovano proprio nei paesi federali. Non ci sono mafie in Germania, e non c’è la casta in Svizzera o Canada. E se c’è qualcosa che può lontanamente somigliarle non vive in ogni caso con i soldi dei contribuenti. Il federalismo è il contrario dello spreco: solo in uno Stato centralista ed accentratore sopravvivono parassiti, burocrati e satrapi nascondendosi dietro i grandi numeri e l’anonimato del potere.


Nelle realtà davvero federali li si conosce uno ad uno, e i cittadini pagano per le spese che si sono decise e ne controllano la destinazione come in un condominio. È nei grandi silos che prosperano pantegane e scarafaggi: nelle piccole dispense li si schiaccia uno a uno. Proporre sovrapposizione fra corruzione e federalismo, fra la Casta e l’autonomismo? Andiamo professor Sartori, non è da lei. La corruzione è diventata normale pane quotidiano di questa penisola da quando è diventata uno Stato accentrato: è figlia di Liborio Romano, Crispi, Giolitti e dei loro nipotini. La casta è figlia di Mazzini e Garibaldi, dei Savoia, del fascismo e dell’antifascismo, dispensatori di pensioni e prebende. La Casta ha bisogno per sopravvivere di moltiplicare gli uffici e le cadreghe, non di ridurli al minimo e metterli sotto il controllo della gente. Avessero prevalso Cattaneo e Ferrari molti più italiani avrebbero conosciuto le gioie del lavoro. Che frotte di parassiti e mantenuti terrorizzati dal federalismo cerchino di trasformarlo in altro è comprensibile. Di fronte alla prospettiva di perdere pane e companatico si adattano a tutto fino a – come a scritto Samuel Johnson – cantare inni e avvolgersi in vessilli patriottici. Se gli tocca di essere cattolici o buddisti, questi fanno finta di esserlo mettendo in vacca il buon Gesù e il Gautoma Buddha. Se devono fare i fascisti, i comunisti lo fanno (lo hanno sempre fatto) senza arrossire, sputtanando falci, fasci littori e martelli. Se gli tocca fare i federalisti, lo fanno semplicemente battezzando federalismo il suo esatto contrario. Che lo facciano costoro possiamo capirlo, ma che lo faccia gente come Sartori non ci quadra. Non ha bisogno di questo ambaradan per essere quello che è. La sua non è una presa di posizione di sopravvivenza, non è di pancia ma di cervello: è ideologica. Questo è ancora più preoccupante.

domenica 11 novembre 2007

Convegno Mav - Obiettivo Nord Ovest

Vi segnalo la lettera inviata dal Mav per il convegno del 1 dicembre:

M.A.V. Movimento Autonomista Valsesiano Via 24 maggio 16/3 13019 Varallo – Valsesiamav-varallo@valsesia.biz
OBIETTIVO NORD OVEST Via Solaro Rapalin 100 Sanremo - Liguria info@obiettivonordovest.org

Varallo sabato 10 novembre 2007
A tutti i responsabili dei movimenti, gruppi e associazioni autonomiste, federaliste e identitarie delle Comunità Liguri, Piemontesi e di tutto l’arco Alpino.
Cari Amici, L’associazione "OBIETTIVO NORD OVEST" propone UN’ AMPIA E FRATERNA DISCUSIONE FRA NOI sulla proposta di un’unione federale tra Liguria e Piemonte, nella prospettiva di creazione d’una grande macroregione delle Alpi Occidentali che, mantenendo le varie identità culturali, riunisca le popolazioni che per secoli furono, liberamente, parte di un’unica Comunità. Per confrontare le nostre idee, per espandere le nostre proposte e confutarne l’eventuale sviluppo nei diversi prospetti culturali, e stato organizzato per:

SABATO I DICEMBRE 2007
presso
L’ALBERGO MONTE ROSA
via G. Regaldi 4 VARALLO
Un Convegno AUTONOMISTA per una grande regione dalle Alpi al Mare, che si svolgerà con il seguente programma:
  • ORE 15:00 APERTURA del convegno e relazione introduttiva di Andrea Giribaldi portavoce dell’associazione "OBIETTIVO NORD OVEST"
  • ORE 15:30 – 18:30 DIBATTITO (tra tutti i presenti) presieduto da Marco Giabardo coordinatore Movimento Autonomista Valsesiano.
  • ORE 18:30 Intervento di Roberto Gremmo , direttore del giornale "Piemont" e del supplemento "Valsesia Autonomista" E’ calorosamente gradita la Vs. presenza, per noi particolarmente importante. Si prega di accreditarsi non oltre il 23.11.2007 ai seguenti riferimenti:
393 27 81 100 (Andrea) O.N.O. - 328 81 74 964 (Marco) M.A.V.
Al termine del succitato convegno sarà prevista una cena, per tutti coloro che ne vorranno prendere parte, è gradita la prenotazione entro il 29.11.2007.

martedì 6 novembre 2007

On line i video della giornata a Varallo


Sono on line da pochi giorni i video dell'incontro proposto dal M.A.V. a Varallo Sesia. A breve sarenno disponibili anche sul sito di Obiettivo Nord Ovest. Per ora è possibile visionarli su Pol e you tube all'indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=H_C2iUviBi0
Per info e suggerimenti: info@obiettivonordovest.org

In merito alle dichiarazioni dell’Ass. Reg. Vesco


Questa mattina ho letto con perplessità le dichiarazioni dell’Assessore Regionale Vesco in merito al problema sicurezza ed, in particolare, la sua personale opposizione all’espulsione di stranieri nulla tenenti. L’Assessore inoltre si dice contrario all’abbattimento delle baraccopoli che sta avvenendo, in queste ore, in diverse città. Leggendo tali dichiarazioni mi chiedo se viviamo in uno stato di diritto o in una repubblica delle banane; non solo, ma mi domando quale messaggio possa arrivare ad un ragazzo da un uomo delle istituzioni quale dovrebbe essere Vesco.

Come si può promuovere l’illegalità? Si perché di illegalità si tratta quando si difende la costruzione di baraccopoli. Non solo illegalità, ma anche discriminazione. Discriminazione verso tutti quei cittadini che, onestamente, devono lavorare per mettersi da parte i soldi per comperarsi una casa ed, una volta comprata, ci pagano anche le tasse. Parla poi di integrazione, ma come si può integrare una persona che vive nell’illegalità, non possiede nulla e non ha lavoro? Forse mandando i figli a chiedere l’elemosina in metropolitana o lavando i vetri a qualche semaforo? E’ questo che il futuro che intendiamo dargli?

Questa politica dell’accettare chiunque porterà sempre più a discriminare quelle persone straniere oneste che lavorano sul nostro territorio e producono reddito. Non si può stare solo a guardare, bisogna offrire accoglienza ma, nello stesso momento, accertarci di chi sta entrando sul nostro territorio e delle condizioni di vita che può garantirsi; se non ha reddito come può sopravvivere? Lascio al lettore la risposta.

Bisogna ricordarsi che per prima cosa uno Stato dovrebbe occuparsi dei bisogni e della sicurezza dei propri cittadini; con l’attuale politica il cittadino è troppo spesso dimenticato e talvolta discriminato.

martedì 23 ottobre 2007

Blocher vince e rilancia il federalismo fiscale

Svizzera dopo le elezioni

“La mia casa. La nostra Svizzera”: è questo lo slogan che ha accompagnato la campagna elettorale di Cristoph Blocher, il leader dell’Udc che la nostra stampa ha liquidato come xenofobo e ultranazionalista; ora che dalle urne è emersa una Svizzera sempre più rossocrociata, una Svizzera che saprà fare della propria identità federalista la carta vincente per competere nel mondo globalizzato, la Confederazione potrebbe presto diventare un esempio prezioso di federalismo fiscale costruito sulla concorrenza, uno dei pilastri identitari di questo Paese che ha saputo costruirsi sulla diversità e sulla volontà delle sue genti. Il nuovo modello fiscale introdotto dal Cantone Obvaldo (con un’imposta decrescente per i redditi superiori a 300.000 franchi svizzeri e i patrimoni oltre i 5 milioni di franchi e un’imposta fissa del 6,6% sugli utili delle società) ha fatto sì che il tema della concorrenza fiscale tra i Cantoni tornasse a essere un elemento centrale anche nella discussione politica, in grado di animare la recente campagna elettorale. Proprio Cristoph Blocher, il consigliere federale e leader dell’Udc, lo scorso 4 aprile 2007, in occasione di un incontro informativo a Oberengstringen, ha ricordato che: “La concorrenza fiscale illustra in modo evidente i punti forti del sistema svizzero. Il federalismo permette la concorrenza fiscale tra i Cantoni, poiché non conosciamo alcuna unificazione. Il federalismo offre la possibilità di scegliere. I cittadini possono dare un’occhiata a circa 3000 Comuni svizzeri e scegliere di conseguenza il loro domicilio.”
Benché la pressione fiscale non sia certo l’unico criterio di scelta, le aliquote sono e restano un fattore importante. In Svizzera la concorrenza è l’anima del federalismo fiscale; senza l’autonomia impositiva e di riscossione di cui godono i 26 Cantoni e i circa 2800 Comuni, la Confederazione elvetica non sarebbe una Confederazione. E’ la Costituzione (art. 3) stessa a ribadire la natura federale del sistema fiscale svizzero; i Cantoni, infatti, sono sovrani “per quanto la loro sovranità non sia limitata dalla Costituzione federale ed esercitano tutti i diritti non delegati dalla Confederazione.”; il che significa che la Confederazione può riscuotere solo le imposte che le sono attribuite dalla Costituzione, mentre i Cantoni sono liberi di scegliere le proprie imposte, a meno che la Costituzione non vieti loro certe imposte o le conferisca alla Confederazione.C’è di più: in Svizzera lo Stato può imporre al cittadino solo gli obblighi, imposte comprese, previsti dalla Costituzione e dalla legge; qualunque richiesta diversa richiede un referendum obbligatorio o facoltativo.
La flat tax di Obvaldo (primo Cantone a optare per questa possibilità), effettiva dal 2008, sta orientando il dibattito sulla riforma fiscale nei Cantoni. Lo scorso 12 ottobre, per esempio, il presidente della Camera di Commercio del Canton Ticino, Franco Ambrosetti, nel suo discorso in occasione della 90° assemblea annuale, ha evocato la flat tax come possibile soluzione per far crescere la competitività. Ad Ambrosetti ha risposto nella medesima sede Laura Sadis, direttrice del Dipartimento finanze ed economia (Dfe). Secondo l’On. Sadis un’imposta sul reddito con aliquota unica, da sola, non è capace di assicurare la semplificazione (anche amministrativa) del sistema fiscale ticinese; comporta inoltre effetti redistributivi a sfavore delle classi di reddito basse e modeste da correggere con l’esenzione di alcuni importi o l’introduzione di deduzioni specifiche. Citando il rapporto del Professor Keuschnigg dell’Università di San Gallo in cui sono stati valutati gli effetti sulla crescita economica, sulla creazione di capitale di rischio, sull’impiego, sui salari, sul consumo privato, sul patrimonio finanziario e sul rendimento della sostanza investita dei vari sistemi fiscali, tra cui la flat tax, Laura Sadis fa osservare come, in virtù della natura fortemente progressiva dell’imposta federale diretta, un’aliquota proporzionale unica sgraverebbe i redditi alti, gravando però sui medi e bassi, che si vedrebbero ridotto il proprio potenziale di risparmio. D’accordo o meno con questa posizione, l’aspetto interessante è la presenza di un acceso dialogo su un tema che è all’ordine del giorno dei paesi più sviluppati, mentre resta del tutto marginale nel nostro paese.
Dopo la giornata milanese dello scorso 29 settembre, promossa da decidere.net, la flat tax è tornata a essere argomento tabù. Eppure, come scrive Alvin Rabushka (con Robert E.Hall autore delle idee fondanti di questo sistema fiscale) nell’Occasional Paper dell’Istituto Bruno Leoni, la flat tax è “un sistema di tassazione in cui a ogni contribuente, che si tratti di persona fisica o di un’azienda, viene applicata una sola aliquota di imposta, indipendentemente dal livello di reddito e dalla fonte di quest’ultimo. (…) Essa ha lo scopo di aumentare la libertà individuale, permettendo a ciascun individuo di conservare una quantità maggiore di ciò che guadagna.” Si basa sul fatto che gli incentivi individuali sono importanti per stimolare crescita e cambiamento. Le aliquote fiscali elevate, infatti, disincentivino il lavoro, l’investimento e il risparmio, mentre aliquote ridotte spingono a lavorare, a risparmiare, a investire lasciando a colui che produce una buona parte del frutto del proprio lavoro. La flat tax, in particolare, è efficiente, perché riduce al minimo la distorsione dei prezzi e del mercato; è equa, perché ciascuno contribuisce in pari percentuale; è semplice, perché è facile da capire e da applicare.

I 13 punti di decidere.net

ecco i punti programmatici del network liberale "decidere.net":



per info: info@decideresavona.net

giovedì 18 ottobre 2007

Ecco come la casta mantiene il suo potere


A fine settembre il Parlamento "regala" decine di migliaia di euro, più di 18000000 di euro, alle più disparate associazioni; dal rifacimento chiese ai campi da calcio fino, da 30000 per una strada comunale di palermo alle decine di migliaia di euro date ad una associazione in difesa del meridione con sede a Roma. Ecco la lista dei regali: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer?tipo=BGT&id=280250 Sarebbe interessante capire con quali criteri vengono dati questi fondi e come i vari parlamentari che hanno votato tale provvedimento conoscano così bene le situazioni inerenti lo stato delle strade comunali, chiese, asili, campi da calcio etc. da Bolzano a Palermo.. incredibile! Dovrebbero essere i Comuni a decidere a chi destinare i finanziamenti; con questo sistema il cittadino non ha alcun controllo sui propri amminitratori.
Alcuni esempi:
a Gorgonzola vengono dati 40000 euro per un progetto di educazione alimentare nelle scuole
a Cologno Monzese il consiglio comunale dei bambini costa addirittura 30000 euro
la video sorveglianza a Brescia ci costa invece 150000 euro
a Milano un contributo per la cultura araba, ben 189500 euro
contributo di 60000 euro all'associazione tempoliberomare di Palermo
numerosi contributi ad associazioni che al loro interno annoverano esponenti di vari partiti

Sì bipartisan. Soldi ai "cenacoli" di Alemanno e Pera, Tra i 363 capitoli molti riguardano parrocchie. Ma c´è anche la "Crusca" con 80 mila euro

La Repubblica 09 OTTOBRE di CARMELO LOPAPA
ROMA- La "mancia" è diventata legge col consenso di tutti e nella massima riservatezza. Anche al Senato, lì dove di solito i due schieramenti si danno battaglia all´ultimo voto su ogni straccio di emendamento. Poco più di 18 milioni (e 375 mila euro, per l´esattezza), non spesi in precedenza, sono stati messi a disposizione dal ministero dell´Economia e ripartiti in un rivolo di 363 interventi per enti, associazioni, fondazioni segnalati da singoli deputati o senatori.Quello di giovedì 27 settembre è stato un pomeriggio di insolita concordia in Parlamento. Le commissioni Bilancio di Montecitorio e Palazzo Madama, con un semplice parere concesso nelle stesse ore hanno dato il via libera al provvedimento, detta appunto "legge-mancia", che per sua natura non necessita del voto d´aula. Unanimità, o quasi. Al Senato, nella commissione presieduta dal diessino Morando, c´è stato il solo voto contrario e «indignato» del verde Natale Ripamonti. Alla Camera, nell´organismo guidato da Duilio (Margherita), l´opposizione dell´ulivista Nicola Crisci. Va detto che tra i finanziamenti a pioggia compaiono beneficiari di tutto rispetto. Istituzioni di consolidata tradizione quali la Fondazione Istituto Gramsci e l´Istituto Luigi Sturzo (entrambe con 250 mila euro), ma anche decine di interventi conservativi di parrocchie o aiuti ad enti di volontariato.Ma nell´elenco - venti pagine - ci si imbatte anche in altro. Microfinanziamenti destinati a territori di origine dei parlamentari o a enti e fondazioni di più o meno chiara copertura politica. Qualche esempio? I 100 mila euro destinati alla Fondazione Nuova Italia, presidente Gianni Alemanno di An, oppure i 50 mila alla Fondazione Magna Carta di cui è presidente il senatore forzista Gaetano Quagliariello e presidente onorario Marcello Pera. Ma la partita è stata trasversale. Soddisfatto si può ritenere di certo il senatore mastelliano Tommaso Barbato, perché nel suo comune - Merigliano (Napoli) - finiscono 90 mila euro per l´associazione "L´altra Merigliano", ma anche 30 mila per l´associazione Quasimodo e 50 mila per ristrutturare la chiesa di San Vito. Anche i senatori sudtirolesi Manfred Pingzer e Helga Thaler potranno vantarsi dei 200 mila euro ottenuti per l´"adeguamento del campo di calcio per il FC Alto Adige Suedtirol". Alla Camera non è mancato chi, come il forzista Zorzato, è intervenuto per correggere un refuso nel finanziamento a cui teneva: 15 mila euro per il Comune di Arqua (Rovigo), e non "Auqua" come scritto in elenco. O come il leghista Garavaglia, per inserire il nome esatto del Comune di Conquio Trevisago (Varese). Ma ci sono anche i 10 mila euro per il Museo della Mountainbike di Chies D´Alpago (Biella) o i 50 mila per «i campi sportivi e il vestiario della scuola calcio del Circolo Ardisci di Como».«Il metodo - spiega l´unico contrario al Senato, Ripamonti - favorisce solo le clientele e l´inciucio: guarda caso la proposta è passata col 70% di segnalazioni della maggioranza e 30% dell´opposizione». Un lavoro che «non risulta coerente con le esigenze del Paese» ha protestato, unico alla Camera, Nicola Crisci (Ulivo). Il lavoro svolto è assolutamente improprio per i parlamentari». Ma è un «atto dovuto» ha tagliato corto durante i lavori il presidente di commissione Duilio, ulivista anche lui, sostenuto dal forzista Crosetto. «Tanto varrebbe - ha obiettato Maria Leddi Maiola della maggioranza - prevedere l´assegnazione a ciascun deputato di una quota pro-capite, affinché ognuno decida come utilizzarla nel proprio territorio».

martedì 16 ottobre 2007

Fiorani a Matrix: come ho salvato la banca della lega

Fiorani spiega a Matrix la vicenda CredieuroNord, come ha salvato i vecchi amministratori dall'accusa di riciclaggio e di come ha ottenuto un "rapporto privilegiato" con la lega. Un vero affare per la Banca Popolare Italiana (ex Lodi). Un po' meno per i soci... loro hanno perso tutto. Il link è: http://www.video.mediaset.it/video.html?sito=matrix&data=2007/10/15&id=2190&categoria=servizio&from=matrix Il filmato è "parte 3", dopo circa sei minuti. La visione è sconsigliabile ai soci CredieuroNord.Per chi ha tempo è opportuno vedere tutta la trasmissione.Con quella di Report di domenica scorsa sui derivati bancari http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiTre-Report^23^37208,00.html si può avere una idea abbastanza precisa su chi sono i nostri padroni. Vedere anche il video da me realizzato sulla Credieuronord: http://it.youtube.com/profile?user=daniformica

sabato 13 ottobre 2007

No alla tassa di scopo sul turismo


In questi giorni il Ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa sta pensando di inserire in finanziaria una tassa comunale di scopo sul turismo, ovvero una tassa di circa 5 euro a notte per i turisti che vorranno soggiornare nelle nostre città. La tassa, secondo il Ministro, sarà utile per migliorare i servizi e valorizzare i centri storici.
La proposta mi trova sicuramente contrario. Non si può pensare di introdurre una tassa di 5 euro sul turismo perché il nostro paese risulta già fortemente penalizzato dalla concorrenza di altri paesi europei che, grazie a minori costi e maggiori servizi, attirano la gran parte del turismo. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un calo sistematico dei turisti stranieri, in particolare qui da noi in Liguria, di francesi e tedeschi; i quali solo pochi anni fa popolavano le nostre coste. Mi sembra assurdo sentir dire che tale tassa servirebbe per migliore servizi e valorizzare i centri storici poiché in molte altre realtà più “economiche” riescono già a valorizzare ampiamente il loro territorio. Concludo quindi dicendo che questa proposta mi sembra un “boomerang” destinato a realizzare l’effetto opposto: allontanare ulteriormente il turismo dal nostro paese.

venerdì 12 ottobre 2007

Flat Tax - Tassa Piatta



per ascoltare l'audio spegni il televisorino accanto o abbassa il volume cliccando sull'apposito tasto al di sotto dello schermo

venerdì 5 ottobre 2007

La concorrenza tra Esselunga e Coop fa abbassare i prezzi


Nelle città dove ci sono sia Esselunga che Coop, i prezzi sono più convenienti che nel resto d'Italia. Lo dice Altroconsumo che nei giorni scorsi ha pubblicato la mappa della convenienza dei supermercati italiani. Dove è più combattuta battaglia tra i due marchi, ci sono i prezzi migliori. A Pisa e a Firenze per esempio. Qui da anni la concorrenza tra i due ipermercati ha determinato, secondo i risultati dell'ultima indagine, un livello di prezzi del 20% inferiore rispetto alla media nazionale. Esemplare è poi il caso di La Spezia. Dall'inchiesta di Altroconsumo risulta infatti come l'ingresso di Esselunga come competitor di Coop sia stato di beneficio per i consumatori. L'anno scorso all'Ipercoop (il punto vendita meno caro) si spendeva l'8% in meno della media nazionale. Quest'anno, nel nuovo Esselunga, i cittadini di La Spezia arrivano risparmiare quasi il 20% in più rispetto al resto d'Italia. E la concorrenza ha fatto migliorare anche performance dell'Ipercoop: il risparmio è salito dall'8 al 14%. Dall'eccessiva concentrazione invece, i consumatori hanno tutto da perdere. Genova, dove c'è un unico ipermercato, è una delle città in cui il livello di prezzi è più elevato. Nel punto vendita più economico si spende il 27% in più rispetto a quello di Pisa. E dai dati raccolti, l'associazione ha stilato la classifica dei supermercati più convenienti. Sul podio c'è Esselunga mentre Ipercoop si piazza al quarto posto.


giovedì 4 ottobre 2007

Lettera pubblicata sul Secolo XIX


martedì 2 ottobre 2007

13.000 euro ai consiglieri regionali lombardi

pubblico qui di seguito un commento di Max Ferrari, ex direttore di TGNord, inerente l'aumento dell'indennità dei consiglieri regionali lombardi (sarebbe interessante avere dati precisi anche sui colleghi liguri).

Giustamente fanno scalpore e indignano i privilegi dei bipedi che grufolano nei pressi dei palazzi romani ma troppo spesso si dimentica che tanti maialini (nel senso simpatico di porcellini portamonete) albergano e si ingrassano presso il Consiglio Regionale della Lombardia.A quanto pare infatti, attendo smentite, i consiglieri si sono aumentati il povero stipendio prima dell'estate e oggi arrivano alla modesta cifra di 13.000 euro, cui vanno aggiunti tutti i benefit (treni, autostrade, cinema, portaborse, trans ferte etc..).Chi paga? Noi e tutti gli altri coglioni che abitano questa sfortunata regione.Ah, dimenticavo di aggiungere che giustamente gli assessori e le presidentesse delle commissioni (ce n'è una tanto brava quanto bella) guadagnano qualcosina in più, ma non so ancora quanto. Se qualcuno avesse conoscenze (solo così si possono sapere le cose in questo cazzo di paese) ci faccia sapere.

Lombardia: 340 Euro al mese di aumento ai consiglieri regionali

Demagogia o vergogna?
E' scattato l'ennesimo aumento di 340 € al mese per i consiglieri regionali che percepiscono per legge l'81% dello stipendio dei parlamentari. Il loro stipendio arriverà così alla "modica" cifra di 13.000 € al mese. Nel 2006 i consiglieri regionali lombardi hanno "lavorato" per 157 ore in 34 sedute. Sappiamo già che la massa dei lavoratori dirà: niente di nuovo sotto il sole. Ma noi non c'è la sentiamo di accodarci ad una massa di lavoratori ormai atrofica che non è più in grado di difendere i propri interessi di classe e vogliamo gridare a tutti: VERGOGNA senza paura di fare della demagogia. VERGOGNA : perché 180.000 (tanti ne contano) politici parassiti vivono con stipendi che vanno dai 13.000€ ai 22.000€ al mese alle spalle dei lavoratori che producono la ricchezza del paese. VERGOGNA : perché ai lavoratori del pubblico impiego si concedono aumenti di solo 50 euro netti al mese dopo tre anni perché sono un costo lavorando per 1600 ore annue. VERGOGNA : Perché se la prendono con i lavavetri e i "fannulloni" del P.I. per aumentare il razzismo e la divisione tra i lavoratori. VERGOGNA : PERCHÉ I VERI FANNULLONI SONO LORO (destra-centro- sinistra) BEN ATTACCATI ALLA CADREGA DEL POTERE. Lavoratori, non abbiamo più amici, se mai li abbiamo. E' necessario che come classe lavoratrice riprendiamo in mano i nostri destini per difenderci i nostri interessi di classe. Sappiamo di esprimerci in un modo che può essere considerato vecchio, ma il nostro stipendio possiamo difendercelo solo noi come lavoratori che si auto-organizzano contro un potere ormai marcio.

SLAI COBAS
fonte: fuldigior@gmail.com

lunedì 1 ottobre 2007

Apre la mostra dedicata ai Longobardi

Apre il 28 settembre a Palazzo Bricherasio e il 30 settembre all’Abbazia di Novalesa la grande mostra dedicata ai Longobardi. Curata da Gian Pietro Brogiolo e organizzata in collaborazione con la Provincia di Torino e grazie al contributo della Fondazione CRT, l’esposizione si sofferma sul periodo che va dal 400 al 700, ossia dalla crisi seguita dalla caduta dell’impero d’Occidente fino al consolidamento dei nuovi stati sorti sulle sue rovine. Per info: www.palazzobricherasio.it

mercoledì 12 settembre 2007

22 settembre. Marcia per la tua pensione. Nuove generazioni tagliate fuori?

Perché
Per dare un futuro alle pensioni e per dire "no" alla controriforma recentemente annunciata dal governo (sotto dettatura della sinistra comunista e del sindacato). Al contrario di quanto accade nei maggiori paesi occidentali, dove tenendo conto delle tendenze demografiche l'età pensionabile sale, qui da noi vogliono impiegare risorse pubbliche per abbassare l'età pensionabile, tagliando fuori le nuove generazioni. Peggio ancora, la gran parte del costo (3,6 miliardi su 10) graverà sulle spalle dei lavoratori flessibili, che subiranno l'aumento dei propri contributi previdenziali fino al 26,5%. In sostanza, un giovane, ad esempio un 25enne, dovrà versare un quarto del suo stipendio in contributi per pagare la pensione ad un 58enne. Un padre farebbe firmare una cambiale al figlio per andare in pensione a 58 anni?

Dove
Appuntamento alle ore 16 in Piazza Fiume, a Roma, per una marcia che avrà come prima tappa la sede della CGIL in Corso Italia. Conclusioni in Piazza del Pantheon, dove si terrà una serie di interventi.

Chi ha già aderito
Forza Italia Giovani, Federazione giovanile I socialisti italiani, Circoli del Buon Governo, Giovani D.C., Nuovo Movimento Giovani Socialisti - Nuovo Psi, Partito Liberale Italiano, Riformismo oggi, Menostato.it, TuaPensione.it, Unione per le libertà, Competere, Istituto Bruno Leoni, TocqueVille.it, Coalizione Generazionale, Movimento Giovanitaliani, Partito Giovani.

Interventi programmati
Annibale Chiriaco (Vicepresidente della Confederazione europea dei giovani imprenditori, Yes for Europe), On. Benedetto Della Vedova (Presidente Riformatori Liberali), Maurizio Del Tenno (Presidente Giovani Confartigianato), Maria Giovanna Maglie (editorialista), Michel Martone (Docente di Diritto del Lavoro, Luiss e Università di Teramo), Sen. Maurizio Sacconi (senatore Forza Italia), On. Daniele Capezzone, Presidente Commissione Attività Produttive. Interverranno anche i responsabili dei movimenti che hanno aderito alla manifestazione. Per ora, siamo in grado di segnalare (in attesa dell'indicazione degli oratori dei Circoli e degli altri movimenti e organizzazioni) gli interventi di: Francesco Pasquali (segretario generale FI giovani), Beatrice Lorenzin (coordinatrice nazionale FI giovani), Nicola Carnovale (segr naz. Federazione giovanile Socialisti Italiani), Lorenzo Pirrotta (portavoce nazionale Nuovo Movimento Giovani Socialisti – Nuovo PSI), Giancarlo Pagliarini, Giordano Bruno Guerri, Alberto Mingardi (Istituto Bruno Leoni), Paolo Messa (Formiche), Marcello Lala e Giulio Di Donato (Riformismo Oggi).

lunedì 10 settembre 2007

Pubblica Amministrazione peggiore d'Europa


I dati qui sopra riportati sono stati pubblicati da Libero Mercato di Venerdì 7 settembre. Come si può intuire il nostro paese è decisamente sotto il livello degli altri paesi europei e sotto la media Ue. Questi dati sono preoccupanti soprattutto se si guarda alla sfera dell'amministrazione pubblica: nessuno peggio di noi. In effetti abbiamo ancora apparati "vecchi" ed obsoleti, difficili da riformare. Infatti tante sono state le riforme dagli anni '90 ad oggi, ma non sempre il legislatore è riuscito ad incidere sull'organizzazione ed i procedimenti della P.A. Penso ci sia ancora molto da fare in termini di meritocrazia e responsabilizzazione dei dirigenti pubblici (anche patrimoniale). Oggi, all'interno della Pa, è ancora forte il fattore dell'anzianità per l'avanzamento di carriera o per la riuscita di un concorso, penalizzando di fatto tutti quei giovani, che pur preparati, ricevono punteggi inferiori di chi già è dentro da anni nella Pa. Basti pensare che in diversi concorsi una laurea, in terimini di punti, vale quanto 10 mesi fatti nella Pa (sia come Co.Co.Co, interinale, etc.). Se si vuole creare una amministrazione efficiente fondata sulla meritocrazia bisogna incominciare cambiando queste piccole cose; arrivando poi a responsabilizzare tutti quei dirigenti che utilizzano i soldi pubblici come se fossero banconote del monopoli. Anche qui vorrei fare un esempio: a Savona, dove vivo io, per anni la società di trasporto pubblico ha accumulato pesanti passivi dovuti anche al fatto che il dirigente di allora ha speso miliardi di vecchie lire per lo studio progettuale di un metrobus a Savona. Se ne parlò per parecchio tempo fino a quando si capì che l'opera era irrealizzabile, a quel punto la società aveva speso per l'opera 2 milioni di euro! I finanziamenti europei vennero poi dirottati (gennaio di quest'anno) per il completamento della metropolitana genovese. Un dirigente che spende inutilmente 2 milioni di euro di soldi pubblici, non dovrebbe venire rimosso? Invece no, venne creata una nuova società dalla fusione di altre due e ne divenne presidente; senza che nessuno gli abbia mai chiesto un soldo di risarcimento per le sue "stravaganze" di amministrazione. Sono queste le vergogne del nostro paese.

lunedì 20 agosto 2007

Terminal Maersk: Referendum Subito a Vado Ligure

Il progetto prevede un’espansione a mare di circa 250.000 m2 (di cui circa 200.000 dedicati al terminal Contenitori) con una banchina di 700 m. di lunghezza, con profondità di accosto da 15 m. a oltre 20 m. e due espansioni dedicate per il terminal Rinfuse (collegato a terra esclusivamente via nastri) e per il terminal dei prodotti petroliferi.
Il Piano prevede altresì la realizzazione di un nuovo Molo di Sopraflutti che permette la realizzazione di un’area di manovra con un cerchio di evoluzione di 600 metri.

Penso sia opportuno sentire i cittadini prima di approvare uno stravolgimento della costa davanti a Vado; da anni i cittadini vadesi sono considerati cittadini di serie B. Questa situazione deve terminare. E' inaccettabile vedere come gli amministratori stiano svendendo il territorio che dovrebbero amministrare. Per maggiori info cliccate sul banner:




lunedì 6 agosto 2007

Grazie per le mille visite!

Il Blog ha raggiunto e superato le 1000 visite da quando è stato attivato. Un traguardo importante che invoglia ad andare avanti. Un grazie a tutti coloro che in questi mesi hanno cliccato sul mio blog permettendomi di raggiungere tale risultato.

domenica 5 agosto 2007

Previsioni per l'autunno

In autunno verrà scelto il leader del Partito Democratico e quasi sicuramente corrisponderà al nome di Veltroni. La costituzione di un nuovo soggetto politico poteva essere vista positivamente, ma qui mi sembra si proponga un rimpasto di uomini e idee già viste in passato. Stessi nomi, stesse persone, stessi politici.. la novità dov'è? Chi mi spiega la differenza tra un Veltroni ed un Letta? Forse la differenza poteva esserci candidando un Pannella o un Di Pietro ma, ancora una volta, con una decisione presa dall'altro, i dirigenti della sinistra hanno deciso di escluderli dalle primarie.

Forse perchè scomodi? Queste primarie, come le precedenti, mi sembrano già scritte. Nasce un nuovo partito senza un programma preciso, senza contenuti, ma con il solo obiettivo di dare credibilità ad una classe politica spesso messa in discussione.

Dall'altra parte invece nulla si muove, o meglio, si sente ripetere ogni giorno che Berlusconi è l'unico leader possibile. Ma ne siamo sicuri? Solo perchè Forza Italia è il partito più votato all'opposizione non vuol dire che Berlusconi sia il leader giusto per il centro destra. In molti partiti dell'opposizione, inoltre non vengono fatti Congressi da molto tempo (vedi Lega Nord) evitando quindi di mettere in discussione i rispettivi dirigenti. Non solo; ma chiunque in questi ultimi anni abbia messo in discussione il proprio leader o la politica portata avanti dal proprio partito, ne è stato messo fuori (o messo in condizione di uscirne). Gli esempi non sono certo pochi: Follini, Oneto, Pagliarini, Cè, Mussolini etc. Tutto questo senza mai confrontarsi con i cittadini; senza mai chidere loro se Berlusconi fosse il leader giusto a rappresentare il centro destra negli ultimi dieci anni.

Personalmente vedo una politica sempre più chiusa a "casta" dove il cittadino viene appositamente tenuto lontano dai processi decisionali, subendo sempre più la politica dei partiti e dei loro dirigenti.

giovedì 19 luglio 2007

Come i produttori alimentari prendono in giro i consumatori con ingannevoli elenchi di ingredienti


di Mike Adams del 10 luglio 2007
Tradotto dal sito http://www.newstarget.com/
da Pamio Lodovico
vedi articolo originale
http://www.newstarget.com/z021929.html

Il mito: L’elenco degli ingredienti nei prodotti alimentari è studiato per informare i consumatori circa il contenuto del prodotto stesso.
La realtà: l’elenco degli ingredienti è usato dai produttori alimentari per imbrogliare i consumatori sul fatto che siano più sani di quello che in verità sono.
Questo articolo esplora i più comuni trucchi usati dalla aziende alimentari per ingannare i consumatori. L’articolo contiene anche utili informazioni per aiutare i consumatori a leggere le etichette dei prodotti con il giusto scetticismo.

Ingannare i consumatori: trucchi del commercio alimentare
Se la Scheda Nutrizionale Informativa presente nella confezione del prodotto alimentare elenca tutte le sostanze contenute nel prodotto, come possono ingannare i consumatori?

Ecco alcuni dei modi più comuni:
Uno dei trucchi più comuni è quello di distribuire gli zuccheri presenti tra molti ingredienti così che le quantità di zuccheri non compaiono nei primi tre dell’elenco. Per esempio un’azienda può usare una combinazione di saccarosio, fruttosio, sciroppo di cereali, sciroppo di grano, zucchero di canna non raffinato, destrosio e altri zuccheri per essere sicura che nessuno di essi sia presente in quantità sufficiente da arrivare nelle prime posizioni dell’elenco degli ingredienti (ricordate che gli ingredienti sono elencati in ordine di proporzione nel prodotto, con i più presenti elencati per primi).

Questo inganna i consumatori sul fatto che il prodotto non è fatto in realtà principalmente da zucchero mentre i principali ingredienti potrebbero essere differenti tipologie di zucchero. E’ un modo per spostare artificialmente lo zucchero più giù nella lista degli ingredienti, non informando sul contenuto reale di zucchero presente nell’intero prodotto.

Un altro trucco consiste nel gonfiare l’elenco con minuscole quantità di ridondanti ingredienti. Si può vederlo nei prodotti per la cura personale e nello shiampo, dove le aziende dichiarano di fornire shampoo alle erbe che in realtà hanno un contenuto di erbe quasi inesistente. Nei prodotti alimentari le aziende gonfiano la lista degli ingredienti con “salutari” bacche, erbe o super-cibi che, molto spesso, sono presenti solo in minuscole quantità. La presenza alla fine dell’elenco degli ingredienti della “spirulina” è praticamente insignificante. Non c’è abbastanza sbirulina in quel prodotto che possa produrre reali effetti sulla vostra salute. Questo trucco è chiamato “etichetta imbottita” ed è comunemente usato dai produttori di “junk-food” (cibo spazzatura) che vogliono saltare sul carro dei prodotti biologici senza in realtà produrre cibi salutari.

Nascondere ingredienti dannosi

Un terzo trucco consiste nel nascondere ingredienti dannosi dietro nomi dal suono innocente, che fanno credere al consumatore che siano sani. L’estremamente cancerogeno nitrito di sodio (conservante E250), per esempio, suona perfettamente innocente, ma è ben documentato che è causa di tumori al cervello, cancro al pancreas, cancro al colon e molti altri tipi di cancro.
Carminio suona come un innocente colorante per alimenti, ma in realtà è fatto con le carcasse frantumate di scarafaggi rossi della cocciniglia. Naturalmente, nessuno mangerebbe yogurt alle fragole se sulla etichetta ci fosse indicato “colorante rosso per alimenti a base di insetti”.
Allo stesso modo, estratto di lievito suona come un ingrediente salutare, ma in realtà è un trucco usato per nascondere il glutammato monosodico (MSG, un esaltatore chimico di sapore, per dare gusto ai cibi eccessivamente elaborati) senza avere l’obbligo di indicarlo nell’etichetta. Molti ingredienti contengono glutammato monosodico nascosto e io ho scritto parecchio su questo nel sito. Praticamente tutti gli ingredienti idrolizzati contengono alcune quantità di glutammato monosodico nascosto.

Non essere ingannati dal nome del prodotto
Sapete che il nome del prodotto alimentare non ha nulla a che fare con ciò che c’è dentro?
Aziende alimentari fanno prodotti come “Guacamole Dip” (salsa di avocado) che non contiene avocado! Sono fatti, invece, con olio di soia idrogenata e colorante chimico verde. Ma ingenui consumatori comprano questi prodotti, pensando di prendere salsa di avocado, in realtà stanno comprando colorante verde, squisito dietetico veleno.
I nomi dei cibi possono includere parole che descrivono ingredienti che nel cibo non ci sono per niente. Un cracker al formaggio, per esempio, non deve necessariamente contenere del formaggio. Qualcosa di “cremoso” non deve contenere la crema. Un prodotto alla frutta, non ha bisogno di contenere nemmeno una singola molecola di frutta. Non fatevi ingannare dai nomi dei prodotti stampati sulla confezione. Questi nomi sono ideati per vendere i prodotti, non per descrivere gli ingredienti contenuti in essi.

La lista degli ingredienti non include gli inquinanti
Non c’è la necessità, nell’elenco degli ingredienti, di includere i nomi degli inquinanti chimici, metalli pesanti, bisphenol-A, PCBs (bifenile policlorurato), perclorato o altre sostanze tossiche trovate nei cibi. Come risultato abbiamo che la lista degli ingredienti non elenca quello che in realtà c’è nel cibo, elenca soltanto quello che i produttori vogliono che tu creda che ci sia nel cibo.
Richieste per elencare gli ingredienti nei cibi furono prodotto da uno sforzo congiunto tra il governo e l’industria privata. All’inizio, le aziende alimentari non volevano fosse obbligatorio indicare tutti gli ingredienti. Chiesero che gli ingredienti fossero considerati “proprietà riservata” e che elencarli, svelando così i loro segreti modi di produzione, avrebbe distrutto i loro affari.
E’ un’assurdità, naturalmente, poiché le aziende alimentari volevano soltanto tenere all’oscuro i consumatori su quello che in realtà c’è nei loro prodotti. E’ per questo che non è ancora richiesto di elencare i vari inquinanti chimici, pesticidi, metalli pesanti e altre sostanze che hanno un notevole e diretto impatto sulla salute dei consumatori. (Per anni, le aziende alimentari hanno combattuto duramente contro l’elenco degli acidi grassi, ed è solo dopo una protesta di massa delle associazioni di consumatori che la FDA alla fine ha obbligato le aziende ad includere nell’etichetta gli acidi grassi).

Manipolare la quantità delle porzioni

Le aziende alimentari hanno capito anche come manipolare la porzione del cibo al fine di far apparire i loro prodotti privi di ingredienti nocivi come gli acidi grassi.
La FDA , ha creato un sotterfugio per riportare gli acidi grassi nell’etichetta: Ogni cibo che contiene 0.5 grammi di acidi grassi o meno per porzione è permesso, sull’etichetta, dichiararlo a contenuto ZERO di acidi grassi. Questa è la logica della FDA dove 0.5 = 0.
Ma matematica confusa non è il solo trucco giocato dalla FDA per proteggere gli interessi commerciali delle industrie che dichiara di controllare.
Sfruttando questo trucchetto dei 0.5 grammi , le aziende arbitrariamente riducono le porzioni dei loro cibi e livelli ridicoli – giusto per tenere gli acidi grassi sotto i 0.5 grammi per porzione. Così loro dichiarano in grande sulla confezione “ZERO Acidi Grassi”. In realtà, il prodotto può essere pieno di acidi grassi (trovati in oli idrogenati), ma la porzione è stata ridotta ad un peso che può essere appropriato solo per nutrire uno scoiattolo, non un essere umano.
La prossima volta che voi prendete un prodotto da drogheria, controllate il “Numero di porzioni” indicato sulla Scheda Nutrizionale Informativa. Troverete probabilmente dei numeri talmente alti che non hanno nulla a che fare con la realtà. Un produttore di biscotti, per esempio, può dichiarare che un biscotto è un’intera “porzione” di biscotti. Ma voi conoscete qualcuno che, in realtà, mangia solo un biscotto? Se un biscotto contiene 0.5 grammi di acidi grassi, il produttore può dichiarare che l’intero pacco di biscotti è “SENZA Acidi Grassi”. In realtà, il pacco può contenere 30 biscotti, ognuno con 0.5 grammi di acidi grassi, che porta a 15 grammi totali per l’intero pacco (ma presuppone che la gente possa in realtà fare la somma che è naturalmente più difficoltosa per il fatto che gli oli idrogenati nuocciono al cervello. Ma credetemi: 30 biscotti x 0.5 grammi per biscotto in realtà fa un totale di 15 grammi ).
Tu prendi un pacco di biscotti che contiene 15 grammi di acidi grassi (che è una dose enorme di veleno dietetico) mentre loro dichiarano grammi ZERO.
Questo è solo un altro esempio di come le aziende alimentari usano la Scheda Nutrizionale Informativa e l’elenco degli ingredienti per ingannare e non per informare i consumatori.
Ecco alcune ulteriori dritte per decifrare con successo gli ingredienti delle etichette:

Consigli per leggere gli ingredienti delle tabelle
1) Ricordare che gli ingredienti sono elencati in ordine della loro proporzione nel prodotto. Questo significa che i primi 3 ingredienti contano molto di più di qualsiasi altro. I primi 3 ingredienti sono quello che tu principalmente stai mangiando.
2) Se l’elenco degli ingredienti contiene lunghe parole apparentemente chimiche, che tu non riesci nemmeno a pronunciare, evita l’articolo. Probabilmente contiene vari chimici tossici. Perché vuoi mangiarli? Introduci ingredienti che conosci.
3) Non farti ingannare da fantastici nomi di erbe o altri ingredienti che appaiono molto giù nella lista. Alcuni produttori di alimenti che includono “goji bacche” (bacche di Lycium) verso la fine dell’elenco le usano solo come trovata pubblicitaria da apporre sull’etichetta. La reale quantità di goji bacche (bacche di Lycium) nel prodotto è probabilmente minuscola.
4) Ricorda che l’elenco degli ingredienti non deve elencare inquinanti chimici. I cibi possono essere contaminati con pesticidi, solventi, acrilamidi, PFOA (Acido di Perfluorooctanoic), perclorati (combustibili per razzi) e altri tossici chimici senza l’obbligo di elencarli. Il miglior modo di limitare l’ingestione di tossici chimici è comprare biologico, o cibi freschi poco trattati.
5) Cercare parole come “germogliato” o “naturale” che indica cibi di alta qualità. Chicchi e semi germogliati e sono più sani di quelli non germogliati. Ingredienti naturali sono generalmente più sani di quelli trattati o cotti. I chicchi interi sono più sani di quelli arricchiti.
6) Non fatevi ingannare dalla parola “grano” quando deriva da farina. Tutta la farina derivata dal grano può essere chiamata “farina di grano”, anche se è stata trattata, sbiancata e privata dei suoi nutrimenti. Solo la farina di grano “chicco intero” è il tipo di farina sano. (Molti consumatori, sbagliando, credono che prodotti di “farina di grano” derivino dal chicco intero. Infatti questo è falso. I produttori alimentari ingannano i consumatori con questo trucchetto.
7) Non fatevi ingannare nel credere che i prodotti integrali siano più sani dei prodotti naturali. Lo zucchero bruno è solo una trovata pubblicitaria – è zucchero bianco con colorante marrone e aroma aggiunto. Le uova integrali non sono diverse da quelle bianche (eccetto per il fatto che i loro gusci appaiono bruni). Il pane integrale può non essere più sano del pane bianco, a meno che non sia fatto con chicchi di grano interi. Non fatevi ingannare dai cibi “integrali”. Sono delle trovate pubblicitarie dei giganti della produzione alimentare per ingannare i consumatori nel pagare di più per i prodotti fabbricati da loro.
8) Attenzione all'inganno delle piccole porzioni. I produttori alimentari usano questo trucco per ridurre il numero di calorie, grammi di zucchero o grammi di acidi grassi che i consumatori credono siano contenuti nei prodotti. Molte porzioni sono arbitrarie e non hanno un fondamento reale.
9) Vuoi sapere realmente come acquistare i cibi? Scarica la nostra guida "Honest Food Guide", un onesto rapporto sul cibo che è stato scaricato da oltre 800.000 persone. E’ in sostituzione dell’assai corrotto e manipolato Food Guide Pyramid della USDA (United States Department of Agricolture), che è poco più di un documento di marketing a favore delle fattorie industriali e delle grandi corporazioni dell’alimentare. L’Honest Food Guide è un rapporto nutrizionale indipendente che rivela esattamente cosa mangiare e cosa evitare per migliorare la propria salute

mercoledì 18 luglio 2007

Alcuni articoli in merito alla macroregione Liguria Piemonte

L’asse Piemonte-Liguria
Gilberto Oneto


Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, lancia al collega ligure (e compagno) Burlando l’idea di unire le forze delle due regioni per affrontare assieme una serie di problemi comuni. Facciamo finta per un momento di non vedervi una sorta di risposta ulivista all’asse polista lombardo-veneto e proviamo ad esaminare serenamente la proposta. Alcune cose vere e condivisibili la signora Mercedes le ha dette: che le attuali regioni hanno dimensioni troppo limitate per affrontare taluni problemi e che perciò dispongono di un potere contrattuale insufficiente per trattare con lo Stato centrale. Quando lo diceva Miglio tutti hanno gridato allo scandalo: oggi la proposta trova spazio sui quotidiani dabbene. Si tratta di una considerazione che sta alla base del principio federalista e dell’equilibrio dei poteri. Progetto analogo era stato avanzato da Guido Fanti, allora presidente comunista dell’Emilia-Romagna, nel 1975. Fanti aveva proposto di collegare in un Lega del Po, o in una Lega Padana le cinque grandi regioni settentrionali.

A dargli supporto scientifico era stato un comitato presieduto da Romano Prodi. Su quell’idea Fanti, sconfessato dal proprio partito, si è giocato la carriera. Prodi naturalmente no! Stiano attenti Bresso e Burlando, perchè di Prodi ce n’è uno solo. Meno entusiasmo creano alcuni riferimenti alla TAV e al progetto di riaccorpamento delle regioni proposto una quindicina d’anni fa dalla Fondazione Agnelli. I riassetti regionali studiati sulla base di istanze economiche sono una sciagura che ci perseguita da quando i giacobini si sono inventati la suddivisione del territorio in dipartimenti che non coincidono con le entità organiche, storiche e identitarie, ma che anzi, sono concepiti proprio per negarle. E da quando i signori Pietro Maestri e Cesare Correnti hanno disegnato a tavolino le attuali regioni sotto forma di accorpamenti di province per fini statistici. Così oggi l’Italia si trova divisa in venti regioni, che sono poco più che caselle su un tabellario dell’Istat, e sulle quali si dice di costruire una riforma federale dello Stato. Nello specifico le cose vanno meglio che nella quasi totalità dei casi perchè la Liguria è una regione coesa in termini culturali e identitari e il Piemonte può vantare un credibile passato storico. Vanno meno bene se si vanno a rivedere avvenimenti neppure troppo lontani nel tempo. Al Congresso di Vienna i Savoia si erano “pappati” tutti i territori dell’antica Repubblica di Genova, in spregio a ogni legge internazionale e al diritto di autodeterminazione: Liguri e Sardi sono i soli che hanno conosciuto la gioia di diventare italiani senza neppure la parvenza di democrazia dei Plebisciti.

L’annessione non era stata giustamente digerita dai Liguri che hanno reagito emigrando numerosi oltre Oceano e fornendo manodopera a tutti i movimenti repubblicani e antisabaudi, ma anche rimpinguando le file dei mazziniani e degli italianisti in una sorta di applicazione politica del “mal comune, mezzo gaudio”. Nel 1849 Genova, che si era ribellata ai sabaudo-piemontesi, è stata bombardata e saccheggiata dai bersaglieri del La Marmora, che ancora oggi non sono bene accolti in città. Naturalmente si tratta di vecchie storie che devono essere superate dalle nuove amicizie che vanno costruite per combattere il comune nemico del centralismo e dello statalismo italiano, anche se sia la Bresso che Burlando si farebbero deportare in Siberia piuttosto che ammettere una cosa del genere e passare per leghisti. In quest’ottica la proposta suona interessante. Se, come dicono, non è fatta per schiacciare ma per valorizzare le specificità e le identità locali, per costruire un embrione di patto federale, allora dovrebbero mandare un paio di semplici ma significativi segnali.

Nelle more dell’accordo si preveda il passaggio, previo referendum, alla Liguria dei 35 comuni nella provincia di Alessandria e dei due di Cuneo, che sono liguri per storia, lingua e tradizione, e il passaggio del comune di Olivetta San Michele e della valle del Tanarello alla comunità brigasca del Piemonte. La Liguria, con un gran bel gesto, dovrebbe concedere uno statuto speciale a Seborga, e il Piemonte con grande civiltà riconoscere la specificità dei suoi territori insubri e lo status di comunità o provincia autonoma a Brigaschi, Occitani, Franco-provenzali e Walser, alla Valsesia e alla Val d’Ossola. Allora sì che non ci sarebbero dubbi sulle reali intenzioni autonomiste e federaliste del progetto di collaborazione sovraregionale: più libertà e meno TAV!


Limonte: buona l'idea, pessimo il nome
On. Guido Rossi, Portavoce Movimento Regionalista


Il Movimento Regionalista in merito all'avvio del percorso di integrazione tra Liguria e Piemonte, secondo l'art.117 comma. 8 della Costituzione (“La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni”), promosso dal Presidente del Piemonte Mercedes Bresso, esprime un giudizio positivo nei confronti dell'iniziativa. Si tratta di una scelta che va nella direzione di quel regionalismo “possibile” a Costituzione attuale e invariata, che il MR nel suo Manifesto politico ha indicato come la via maestra di un autentico processo di autonomia regionale. Fatti concreti di oggi e non astrusi progetti del domani per dare risposte al Piemonte e ai Piemontesi. Da sempre la Liguria rappresenta il naturale sbocco del territorio subalpino, non resta che favorire la riunione, anche con altre iniziative tra cui la costituzione di una Euroregione tra Piemonte, Liguria, Nizza, Savoia, di ciò che malauguratamente la storia ha diviso 150 anni fa. Il MR seguirà con attenzione questo processo, che potrebbe portare alla nascita (anche se le difficoltà costituzionali non sono di poco conto) di una macro-regione a statuto speciale sul modello del Trentino Alto-Adige. Le uniche “perplessità”, per usare un eufemismo, il MR le esprime sul nome che si vorrebbe attribuire alla nuova entità, sperando tuttavia che “Limonte” sia solo un' invenzione giornalistica, perché le buone idee per funzionare hanno anche bisogno di essere ben nominate.

martedì 17 luglio 2007

Dai Forza al Nord Ovest

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Spotorno come Chinatown?

Sabato scorso sono stato casualmente spettatore di una vera e propria rivolta contro le ormai solite multe del fine settimana. Mi trovavo a Spotorno in località Maremma (rettilineo del merello) ed all'incirca verso le 11 vedo una vigilessa distribuire multe precompilate su tutte le moto parcheggiate al di la del guardrail. Pare infatti che i vigili passino una prima volta in macchina per segnarsi le targhe per poi compilare le multe a Torre del Mare o alla fine della galleria ex ferrovia. Purtroppo i parcheggi destinati alle moto sono pochi e da sempre il fine settimana le moto vengono parcheggiate lungo la ringhiera interna, sopra ai bagni marini.

A questo punto incominciano ad avvicinarsi diverse persone attorno alla vigilessa per chiedere e ricevere spiegazioni; in particolare una signora riferisce alla vigilessa che al bagnino dei suoi bagni è stata rubata proprio ieri, in pieno giorno, la moto e che avrebbero fatto meglio a vigilare che a dare multe. La vigilessa a questo rispondeva: “non mi interessa”. Le persone multate intanto facevano notare al vigile che non vi era alcun cartello di divieto di sosta e che comunque, vista la carenza di parcheggi, sarebbero stati costretti a saltare il paese di Spotorno. La vigilessa a questo rispondeva: “può andare pure ad un altro paese o restarsene comodamente a casa”. A quelle parole scattarono una serie di insulti, in particolare la signora vigilessa invitava una delle presenti a tornare a fare panini dandole un brutto appellativo.

Sicuramente una scena non bella che ancora una volta dimostra l'incapacità di una amministrazione a promuovere il turismo. Basti pensare che a Spotorno l'amministrazione ha di fatto chiuso la discoteca del Bahia Blanca, ha aperto un parcheggio al campo sportivo ma non ha istituito alcuna navetta, non sono stati trovati fondi per aiutare gli stabilimenti balneari colpiti dalla terribile mareggiata del settembre scorso e sono stati cambiati i parchimetri senza comunicare dove si potessero reperire le schede (gli altri anni venivano rilasciate direttamente ad alberghi e bagni). E' impossibile continuare in questa direzione e spero che prima o poi anche chi amministra Spotorno se ne accorga.

venerdì 6 luglio 2007

Alcuni dati sul Nord Ovest

giovedì 5 luglio 2007

Prove di Autonomia


In questi giorni i Presidenti di Liguria e Piemonte hanno dato vita alla Macroregione del Nord Ovest: per ora si parte da semplici intese interregionali su diversi temi quali la Sanità, il Turismo, le pratiche per le adozioni internazionali etc. E' sicuramente un primo passo positivo soprattutto perchè inquadrato in una cornice più ampia che è quella di una maxi regione a statuto speciale.

Numericamente il Nord Ovest sarebbe secondo solamente alla Lombardia ed al pari del Veneto; questo vorrebbe dire creare una regione economicamente forte, capace di imporsi sui mercati internazionali: basti pensare che il numero complessivo delle imprese del Nord Ovest sarebbe di 454.746 con un Pil prodotto di 144.289 milioni di euro (valori entrambi superiori a quelli del Veneto).

In questi anni molti uomini e forze politiche hanno cercato di innovare in senso federalista il nostro stato ma mai incisivamente, basta vedere l'ultimo referendum sulla Devolution. Oggi entrambi i dirigenti delle Regioni non solo stanno avviando un processo autonomista, ma hanno anche trovato gli strumenti per attuarlo ovvero la Costituzione vigente, art 117 comma 8, il quale permette la stipula di accordi interregionali validi con la semplice approvazione dei rispettivi Consigli Regionali. L'obbiettivo prefissato è quello di arrivare ad uno Statuto Speciale simile a quello del Trentino Alto Adige.

I vantaggi derivanti da questi accordi potranno essere molteplici e per entrambe le Regioni; ad esempio in tema sanitario sarà previsto un medico di famiglia sia per il luogo di residenza che per il luogo di vacanza (se si possiede una seconda casa). Quanti Liguri hanno una seconda casa in Piemonte e viceversa? Potrebbe essere l'inizio di una serie di accordi volti a migliorare l'intesa ed i servizi tra le due realtà. Personalmente suggerirei altri provvedimenti quali uno sconto Ici sulla seconda casa per i residenti nella macro regione e l'accorpamento delle Asl costituendo così una Asl unica interregionale. Oggi se un turista piemontese chiama la guardia medica mentre si trova in vacanza in Liguria deve pagare una tassa "sul turismo" di 25 euro per l'assistenza sanitaria, se esistesse una Asl unica la tassa in questione non avrebbe più significato di esistere. Possono essere numerosi i vantaggi ed in entrambe le direzioni ma l'importante è avere chiara una finalità comune, ovvero l'autonomia finanziaria, normativa, regolamentare, amministrativa.

Infine sarà importantissimo che la Regione Liguria trattenga maggiori risorse derivate dai nostri porti. Infatti la Liguria movimenta circa il 60 % del traffico container producendo un gettito fiscale di 4 miliardi di euro l'anno. Su questo il Presidente Burlando sembra intenzionato a trattare con i palazzi romani per dirottare parte di quel denaro su progetti di infrastrutture quali il terzo valico e la creazione di un retro porto nell'alessandrino.

giovedì 21 giugno 2007

Ogm nella filiera del Parmigiano-Reggiano!

Il Parmigiano-Reggiano si fa con il latte. E il latte viene dalle mucche. Fin qui nulla di nuovo. Ma il punto è che le mucche del Consorzio del Parmigiano Reggiano mangiano ogni giorno soia Ogm della Monsanto. Gli organismi geneticamente modificati contaminano, in questo modo, la filiera di produzione e, dai laboratori della Monsanto, arrivano spediti sulle nostre tavole.

Il Parmigiano-Reggiano, uno dei prodotti italiani più famosi e apprezzati al mondo - sicuramente uno dei prodotti più imitati - viene fatto utilizzando Ogm nella filiera produttiva!

È in gioco la genuinità di un prodotto della nostra tradizione, che ha fatto della qualità il suo punto di forza. Bisogna agire subito per difendere il Parmigiano Reggiano e salvarlo dalla trappola degli Ogm. Scrivi al Consorzio e chiedi una modifica immediata del disciplinare di produzione: mai più Ogm per le mucche del Parmigiano Reggiano!

Clicca: http://www.greenpeace.it/parmigiano/scrivi.php




mercoledì 13 giugno 2007

TFR: se non decidi, la legge decide al tuo posto!

Guarda il filmato,
per evitare il silenzio assenso e l'adesione automatica ai fondi pensione dai quali poi non si può più tornare indietro. La scandalosa campagna (dis)informativa del Governo sul TFR non dice una sola parola sui rischi dei silenzio-assenso (e stessa cosa su giornali e tv, il cui silenzio è assordante).

lunedì 11 giugno 2007

Italia ed Enel investono sul nucleare a dispetto del referendum, che lo aveva abolito


ANCORA UNA VOLTA E' STATO AGGIRATO IL VOLERE DEI CITTADINI, GREENPEACE SI SCAGLIA CONTRO L'ATTIVAZIONE DI DUE VECCHISSIMI REATTORI NUCLEARI

L’Italia sta investendo nel nucleare, ogni cittadino italiano sta investendo nel nucleare senza saperlo, gli stessi che l’avevano rifiutato con il referendum foraggiano il completamento di due reattori a Mochovce in Slovacchia. Questi sono caratterizzati da una tecnologia Sovietica, addirittura precedente a quella di Chernobyl, che provocò l’incidente del 1986. Nonostante gli standard di sicurezza sicuramente non all’altezza l’Enel (pubblica per il 30%) sta investendo in questa tecnologia obsoleta, che si sa già che costerà 1,8 miliardi di euro. Come accadeva ai tempi dell’Unione Sovietica non verrà effettuata nessuna indagine sul possibile impatto ambientale della centrale. Fortunatamente Greenpeace ha già avviato una campagna d’informazione ed una petizione che costringa il governo, come socio di maggioranza, a bloccare l’operazione. Mentre tutti gli altri stati europei puntano sempre di più sull’energia solare, eolica e idroelettrica, l’Italia continua a finanziare progetti altamente pericolosi che produrranno scorie difficilmente gestibili in futuro, non resta che firmare ed aderire alla petizione, sperando che ancora una volta una petizione sia sufficiente per cambiare rotta.

guarda il volantino:
http://www.greenpeace.it/community/templates/enel/pieghevole_enel.pdf

Agli altoatesini rimborsiamo ogni anno il 90% dell'Irpef e il 40% dell'Iva


Bisogna aumentare le tasse per ripianare i conti, tirare la cinghia e combattere l'evasione fiscale. Questa la storiella che il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, propina agli italiani ormai da un anno. Salvo poi scordarsela e scendere a compromessi - fiscali, s'intende - con il Trentino Alto Adige e avere in cambio il voto "salva Visco". Un patto che il ministro ha stretto al Senato con la Svp, il gruppo per le autonomie, che comprende, tra gli altri, i rappresentanti delle due province di Trento e Bolzano che, grazie allo statuto speciale, godono già di numerosi vantaggi rispetto alle altre regioni italiane.

Vantaggi talmente convenienti da aver innescato la corsa al "secessionismo veneto" di tutti quei Comuni (vedi Cortina) che hanno subodorato l'affare. In una parola: Padoa-Schioppa, e con lui il premier Romano Prodi, hanno stretto il patto per dare concessioni ai più ricchi d'Italia. Un dato su tutti: Trento e Bolzano amministrano ogni anno più di 4 miliardi di euro ciascuna, una mini finanziaria rispetto alle cifre che confluiscono nelle casse provinciali italiane. Basti pensare che quella di Roma, che rappresenta 121 Comuni, 4 milioni di residenti e come estensione è circa il doppio della Valle D'Aosta, ha un bilancio di poco più di 600 milioni l'anno. La sproporzione è facilmente spiegabile con il fatto che, grazie all'autonomia statutaria, il 90% dell'intero ammontare Irpef versato allo Stato dal Trentino Alto Adige ma anche il 40% dell'Iva - rientra nelle casse di Trento e Bolzano.

Le quali poi le rinvestono per la sanità, la scuola, le strade e le altre attività socio-economiche. Solo i magistrati e gli apparati militari restano a carico dello Stato. Uno studio dell'associazione artigiani di Mestre (Cgia), inoltre, dimostra che il saldo finanziario per il Trentino Alto Adige è addirittura in positivo. Cioè la differenza tra ciò che la Regione versa allo Stato e i soldi che rientrano alle Province autonome, è favorevole a queste ultime. I numeri? Il Trentino Alto Adige dà (dati 2005) allo Stato 4.391 euro per ciascun cittadino, ricevendone indietro da Roma ben 6.850. Il guadagno era di quasi 2.500 euro per ciascun abitante. Insomma, il compromesso c'è ed ha del paradossale per chi ha fatto della pressione fiscale il proprio cavallo di battaglia. Dal canto loro le Province autonome fanno il proprio lavoro salvaguardando gli interessi del loro elettorato, anche se il presidente del gruppo Svp al Senato, Oskar Peterlini, minimizza: «Ma quale accordo fiscale. Se mai abbiamo chiesto di rivedere gli indici degli studi di settore che stanno strangolando le piccole e medie imprese. Ma questo vale per tutta Italia. Come anche la questione della sburocratizzazione delle leggi». Peccato, però, che proprio in materia di pubblica amministrazione, il Trentino Alto Adige vanti il più grande apparato burocratico d'Italia: 16mila dipendenti, mille per la Regione, 6mila per la Provincia di Trento e 8mila per quella di Bolzano.

Tradotto significa che ogni mille abitanti la provincia di Trento dispone di circa 13 dipendenti. Quella di Bolzano addirittura di 16 impiegati pubblici ogni mille abitanti. Ben oltre la media del resto delle province italiane, che è di circa 10 per ogni abitante. Poi ci sono 6mila dipendenti del settore sanità e 8mila insegnanti. Questi ultimi guadagnano quasi 3mila euro in più all'anno dei colleghi del resto d'Italia. Non solo. Lo stipendio medio degli impiegati pubblici è superiore del 30% rispetto a quello erogato nelle altre regioni. In ogni caso, in attesa che il patto "salva Visco" sortisca i suoi effetti benefici sull'economia trentina, un risultato lo ha già ottenuto. Quello di far riaccendere vecchi dissapori con la vicina regione Veneta. Il governatore azzurro, Giancarlo Galan, dopo aver letto i giornali è andato su tutte le furie: «Non sono sorpreso dall'atteggiamento ricattatorio, e indegno per qualsiasi rappresentanza parlamentare, assunto da alcuni esponenti della Svp. Spero che il governo non si presti a questo gioco». Compromesso che, però, già è andato in porto, mettendo i primi pensieri nella testa di Padoa-Schioppa, che avrebbe sussurrato al senatore Peterlini: «Dimmi solo quanto mi costerà quello che chiedete».

PIERGIORGIO LIBERATI
Libero 08/06/07